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Società Italiana per lo Studio delle Cefalee

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Quando si parla di mal di testa

Maria Adele Giamberardino - Segretario SISC

  • VIII Giornata Nazionale del Mal di Testa 2016

Il “mal di testa” è una delle condizioni mediche più frequenti e disabilitanti. Si stima che quasi la metà della popolazione abbia avuto almeno un episodio di mal di testa nell’arco dell’anno precedente e, nel loro insieme, le varie forme di cefalea – si tratti di emicrania, cefalea di tipo tensivo, cefalea a grappolo, o altre forme primitive - sono fra le prime dieci cause di disabilità nel mondo e le prime cinque nel sesso femminile. L’emicrania in particolare  rappresenta la terza condizione morbosa in termini di prevalenza e la settima causa di disabilità. Quasi il 5% della popolazione soffre inoltre di forme croniche, ovvero cefalea per 15 o più giorni al mese. Senza contare la cefalea da abuso di farmaci, legata ad un consumo troppo frequente di sintomatici per l’attacco, presente in circa il 50% dei pazienti con forme croniche, ma che può potenzialmente svilupparsi in qualsiasi paziente con cefalea. Gli oneri personali e sociali del mal di testa sono altissimi, con ridotta qualità della vita ed elevati costi finanziari. L’emicrania, ad esempio, determina la perdita di circa 400.000 giorni di lavoro o di scuola all’anno per milione di popolazione nei paesi sviluppati, cui vanno aggiunti i costi legati all’utilizzo di farmaci ed all’assistenza sanitaria in genere.

 
A dispetto del grande impatto epidemiologico e sociale della cefalea, la percentuale dei pazienti che riceve diagnosi e cure appropriate resta a tutt’oggi minoritaria. Numerose indagini rivelano infatti che circa il 50% dei cefalalgici non si rivolgono al medico per la propria condizione, e anche coloro che invece lo fanno, in un terzo dei casi non tornano al controllo.
 
Le ragioni di tale atteggiamento sono probabilmente molteplici, ma non vi è dubbio che la carenza di una adeguata informazione rivesta un ruolo cruciale. Quando si parla di mal di testa persistono ancora molti luoghi comuni. Uno dei più diffusi fra i pazienti e la popolazione in generale è quello del “mal di testa normale”, ovvero la convinzione che alcune cefalee, ad esempio in concomitanza del ciclo, oppure sotto stress, siano fisiologiche, e non richiedano attenzioni o cure particolari, a parte un qualsiasi analgesico al bisogno. Del resto, ne soffrivano anche la mamma, la nonna o la zia….  Un pericoloso luogo comune, all’origine di un atteggiamento “fai-da-te” che spesso conduce all’incremento esponenziale dell’utilizzo di farmaci sintomatici, fino alla cronicizzazione ed all’abuso. E alla richiesta di visita medica – specialistica o meno – solo quando oramai la cefalea è divenuta una compagna quasi quotidiana, molto sgradita, e molto difficile da scacciare.  Avere mal di testa, anche occasionalmente, non è invece mai “normale”, e se il dolore c’è, va indagato e curato. Un’altra convinzione limitante molto diffusa è che le cure “protratte” siano da evitare. Il trattamento preventivo farmacologico prescritto dal medico, se non adeguatamente spiegato, è spesso vissuto negativamente dai cefalalgici: perché assumere continuativamente un farmaco per dei mesi, anche quando il mal di testa non è presente? La richiesta più frequente dei pazienti al medico è in genere per “l’analgesico più efficace” quando c’è il dolore, ma raramente per una cura di base che abbia lo scopo di ridurre frequenza ed intensità delle crisi. E invece andrebbe chiarito molto efficacemente fin dalla prima visita, che assumere un farmaco costantemente per qualche tempo può essere il modo migliore per assumerne molti di meno per il dolore, prevenendo l’abuso.
 
All’altro estremo dello spettro c’è il luogo comune, fra alcuni pazienti, che il mal di testa sia sempre indice di “qualcosa di brutto”. Una convinzione che può spingere ad infinite, costose, spesso inutili se non addirittura dannose sequenze di accertamenti, consulti ed esami di ogni tipo, talora senza alcuna indicazione specifica e mirata. E soprattutto una convinzione che può far vivere in perenne stato di ansia e tensione, perpetuando in un circolo vizioso le condizioni che fanno scatenare gli attacchi. Esami strumentali, che è giusto ed imperativo eseguire quando esistono specifici segnali di allarme che soltanto il sanitario può valutare, non sono in realtà indicati di routine in tutti i cefalalgici, la maggior parte dei quali presenta forme “primitive” in cui non esistono patologie sottostanti da scoprire, ed il dolore rappresenta la totalità del quadro clinico.
 
Ancora una volta, la radice condivisa di questi ed altri luoghi comuni ed atteggiamenti inappropriati in materia di cefalea è la carenza di adeguata conoscenza riguardo le caratteristiche della condizione, i rischi reali, le risorse a disposizione sul territorio per una corretta diagnosi e la giusta impostazione terapeutica. La “giornata del mal di testa” nasce proprio per rispondere alla necessità di colmare questa carenza. Per parlare e parlarsi, fra pazienti ed addetti ai lavori, confrontare le esperienze, informare ed essere informati. Iniziative contemporanee e diversificate in tutto il territorio nazionale mirano allo stesso obiettivo: il “risveglio” della consapevolezza sull’importanza della condizione e del suo trattamento. Affinché l’approccio al problema cefalea sia attento e tempestivo, ma anche equilibrato e prudente, evitando il “fai-da-te”, ma al tempo stesso incoraggiando l’autogestione consapevole dopo che sia avvenuto il corretto inquadramento diagnostico e terapeutico da parte dei sanitari. Perché la cefalea non è né una situazione normale, né una condanna, ma soltanto una condizione curabile e da curare. 




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